L’appartamento del silenzio… nella realtà
Mi pare di vedere Manuela, con in mano la sua cartella di planimetrie e visure catastali che si sofferma con aria inquieta di fronte al cancello. O Regina, con i suoi lunghi capelli rossi, che si avvia nel vialetto con Beppe. Quella dimora, vicina eppur lontana, è stata nella mia immaginazione, il luogo adatto per l’ambientazione delle vicende narrate. Vicina eppur lontana. Con quelle finestre, oltre le quali si immagina vita o anche un silenzio, dalle mille sfaccettature.
Tutto è suggestivo e gradevolmente inquietante di notte. Le luci, tenui che mantengono zone d’ombra, come a coprire ciò che non è manifesto e attende di essere scoperto. E il rumore della strada che arriva ovattato, come se oltre il cancello si entrasse in una dimensione altra. Una dimensione in cui non tutti entrano e altri, invece, sono ben accolti. Come Stefano, che mi pare di scorgere con la sua bici e il caschetto in testa. Nella penombra e nel silenzio, in lontananza, la dimora.
Il luogo da cui tutto è partito.
Il luogo da cui tutto è partito.
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